lunedì 16 settembre 2019

IT - Capitolo 2 (2019)


it capitolo 2, recensioneSe fossi una bestemmiatrice, le prime 5 righe di questo post non sarebbero altro che la trascrizione di uno dei video della nuova era di Diprè. E nonostante non abbia voglia di infilare 5 righe di porconi, affermo che sarebbero il modo migliore per descrivere il sentimento derivante dall’aver quasi sprecato tre ore della mia vita. Per fortuna avevamo il 2x1 del McDonald’s, così almeno l’esborso economico è stato contenuto…
Ma procediamo con ordine, e addentriamoci insieme in quella che è stata una visione partita bene, attraversata da sgomento diffuso e finita in vacca.
It 2 (lo chiamerò così per brevità) ha dalla sua un’estetica pazzesca, e su questo non si può dire niente. Facile quindi che, appena le luci del cinema si spengono e il film parte, si venga catturati completamente da quel mondo horror ma patinato e magari ci si metta un po’ a nasare la boiata. Anche perché non arriva mica subito!
Il film si apre con uno scorcio sulla Derry odierna, in particolare durante una fiera di paese. C’è Xavier Dolan, e questo può farvi sorridere se seguite Il Cinefilo dell’Internèt, e ovviamente fa la parte di un omosessuale. Il ragazzo e il suo compagno sono subito vittime di un violento pestaggio proprio a causa del loro orientamento sessuale (spoiler: è la cosa più paurosa che vedrete) e, dopo che il povero Adrian viene scaricato nel fiume dai suoi aguzzini, si palesa Pennywise a concludere il lavoro. Immagino che questo fosse un accenno alla retorica di fondo per cui i veri mostri siamo noi umani e la nostra negatività; o forse voleva dirci che il clown stava tornando ma non era ancora abbastanza in forze per cercare delle vittime e doveva “accontentarsi” di mangiare quelle altrui, cazzo so. 

it; chapter 2; pennysiwe; recensione
Sì ma quando arrivano 'sti cadaveri?
Fatto sta che di lì a poco arriva il momento in cui Mike, l’unico dei perdenti a essere rimasto a Derry per tutto questo tempo, capisce che i morti e gli scomparsi stanno aumentando un po’ troppo ed è ora di rovinare la vita a tutti quegli sfigati degli amici suoi.
Ne consegue un giro di telefonate più fallimentare di quando invitavo la gente al mio compleanno: chi vomita, chi non si ricorda di Mike, chi abbozza ma poi si suicida, e a parte quest’ultimo (saggio Stan, che non ha preso parte a questa pagliacciata –lol- di film) tutti tornano “a casa”. Nel cast, anche James McAvoy e Jessica Chastain: probabilmente uno aveva bisogno di fondi per pagare il mutuo e l’altra per finanziare la mamma surrogata. 

james mcavoy; it; chapter 2; recensione
La fotografia patinata che inganna

Al di là di queste facili ironie, suggerite dal senno di poi, la prima ora di film non è affatto male. Certo, nulla di nuovo per chi ha letto il libro o ha visto l’adattamento con Tim Curry: è la prevedibile panoramica di come sono diventati i losers, di come sia bello ritrovarsi, di come certi amori non finiscano mai e del perché Mike li abbia fatti tornare a Derry. C’è pure qualche comparsata di Pennywise che comincia a disturbare la quiete ma tutto si svolge nei confini della piacevolezza. È quasi come se avessero deciso di suddividere la parte non trash da tutto il resto: daje regà, facciamo la pausa bagno e preparatevi perché poi si ride.

Sembra "Up" ma non è
Le primissime avvisaglie arrivano quando entra in scena Henry Bowers, il vecchio bullo assassino internato in manicomio dopo essere impazzito per aver visto It. Fortunatamente la sua durata nel film è davvero breve, e dico fortunatamente perché accompagna alcune delle scene più ridicole del lungometraggio. Tanto per cominciare, va a recuperarlo dall’ospedale psichiatrico uno dei suoi vecchi compagni, quello che nella prima parte era morto nelle fogne. Esatto, va a recuperarlo in versione zombie, guidando la macchina e ammiccando alla telecamera; successivamente Henry si introduce nell’hotel dove alloggiano i perdenti, e mentre Eddie è in bagno, sbuca dalla doccia e gli pianta il pugnale nella guancia. Ma come, hanno stravolto la trama? Eddie moriva così presto nella storia? Certo che no, non solo Eddie non morirà, ma tratterà la propria ferita IN MEZZO ALLA FACCIA nello stesso modo con cui i bambini affrontano le ginocchia che si sbucciano cadendo dalla bici: fa battute, chiede a Bowers “perché l’hai fatto?” (ma come, ha tentato di uccidervi per tutta l’infanzia…) e non dà segno di provare alcun dolore, ma nemmeno fastidio. Starà poi agli amici medicarlo in maniera ridicola e mandarlo in giro per il resto del film con in faccia la stessa pezzetta che ti mettono dopo un prelievo.
La noia subentra presto quando, in maniera molto telefonata, tutti e 7 i protagonisti si lanciano in un viaggio nel passato alla ricerca di un oggetto che li rappresenti, da utilizzare nel rituale inutile che faranno per sconfiggere Pennywise. Massì, fateci rivedere metà della Parte 1, tanto mica durava abbastanza ‘sto film… e sì, metteteci anche una quantità indegna di battutine, gag e siparietti che allentino quel po’ di tensione che siete riusciti a creare tra uno jumpscare e l’altro, non sia mai che pensassimo si trattasse di un horror serio, tratto da uno dei romanzi simbolo di Stephen King.
Ma a proposito di Stephen King… il Re è noto per non essere mai stato tenero con le trasposizioni cinematografiche delle sue opere, tanto da essere riuscito ad aver da ridire anche su quel capolavorone di Shining by Kubrick. Quindi ora voglio che mi spieghi quali sono gli elementi che in questo caso l’hanno convinto a tal punto da fare un piccolo cameo, in uno dei pochi frangenti ironici che non stonavano troppo (forse perché eravamo ancora solo a 5 su 100). L’età l’avrà intenerito? Debiti pressanti anche per lui? Scarso gusto per il cinema? (A vedere i film diretti da lui propendo per quest’ultima opzione).
A questo punto seguono due ore buone di momenti altamente ridicoli e che uccidono letteralmente quel po’ di inquietudine rimasta: i perdenti che trovano la testa zombificata di Stan in un frigo e reagiscono con “Oh, è Stan” (fuck you Richie), Eddie che muore e, poco prima di esalare l’ultimo respiro, confida a Richie che “mi sono fatto tua madre” (ma PDDDDDD!!!), un flashback di una Beverly tarocca che sfotte Ben e lo insegue coi capelli infuocati, somigliando all’Ade del cartone Hercules.

it; pennywise; chapter 2; recensione
Paurissima

Direi che a questo punto si poteva pretendere almeno un finalone coi fiocchi, dopo tanta sopportazione.
NOPE!
Dev’essere successo mentre ero praticamente distesa sulle poltroncine per la noia, ma in qualche modo i 7 nani hanno capito che l’unico modo per sconfiggere It, che si era già fatto beffe del loro fallimentare rito rubato ai nativi americani, era quello di farlo sentire piccolo. Insomma, di smettere di dargli importanza, applicare un trucco psicologico per non averne più paura. Wow, figata! C’è pure l’insegnamento, la morale… tutto bello finché i losers non si mettono a insultare Pennywise, nel vero senso della parola.
Lo accerchiano e gli urlano gravi offese quali “Stupido bullo!” (forse neanche negli anni 30 poteva essere considerato un vero insulto), “Clown di merda” e altre amenità molto incisive del genere. E lui ci crede! Si rimpicciolisce davvero! Diventa seriamente vulnerabile! 
Ora, io capisco che il senso dovesse essere probabilmente un loro tornare bambini e affrontare finalmente ciò che li ha terrorizzati in maniera così indelebile durante l’infanzia. Quindi, anche se parlano coi loro corpi adulti, in realtà è il loro spirito di 27 anni prima che si esprime: la scelta degli epiteti ingenuotti lo dimostra.
Però ecco, la messa in scena fa pena. Bisognerà mettersi in testa che non tutto quello che su carta funziona può funzionare anche sul grande schermo; almeno non in questo modo; non vedendo McAvoy che aggrotta le sopracciglia e insulta un pagliaccio fatto per metà di CGI e per metà dell’occhio strabico di Skarsgard (la cosa più notevole che lasciano emergere di Pennywise in queste 3 ore).
In tutta questa cagata non manca ovviamente il romanticismo, e ce n’è per tutti: Ben che, dopo essere stato quasi friendzonato per la seconda volta, corona il suo sogno romantico con Beverly, Bill che ha una scappatella ma poi resiste e rimane il bravo marito, Richie che amava segretamente Eddie. Giusto perché, tra apertura e chiusura, tra 20 anni chi guarderà il film potrà dargli a colpo sicuro una cronologia e dire “ah sì, quello era il periodo in cui iniziavano a fare sul serio coi diritti LGBT!”.
E Stan? Mica vorremo lasciare che faccia la parte del vigliacco, del debole, di quello che non ha avuto il coraggio di tornare ad affrontare i vecchi demoni? Certo che no: a fine avventura tutti loro ricevono una lettera scritta dall’amico giusto prima di suicidarsi che in pratica aveva già previsto tutto e si complimenta con gli amici e fa il pippone motivazionale tipico degli americani.

it; chapter 2; plot twist
Questo sì che sarebbe stato un bel colpo di scena!

A dimostrazione del fatto che la gente, mediamente, non capisce un cazzo, non è volata una mosca in sala per tutte le 3 ore di questo scempio.