“Blood Creek” è un
film talmente ridicolo che onestamente non so neanche se abbia senso
parlarne qui. Intendo dire che penso (e spero) che nessuno gli abbia
mai dato veramente così credito da stupirsi per quello che dirò; in
realtà non so neanche io perché l'ho guardato, considerato
oltretutto che il binomio “nazisti e zombie” non mi ha mai
attirato e ha una credibilità pari a zero.
Forse è stata la
presenza di Fassbender a trarmi in inganno, forse il fatto che Joel
Schumacher abbia fatto alcuni film che mi sono piaciuti molto (vedi
“Lost Boys”, “Number 23” e pure i Batman, tiè!), e quindi ho
voluto dare una chance anche a questo: fatto sta che ormai l'ho
visto, e come ho sofferto io dovete soffrire anche voi.
La storia di base è
molto semplice: siamo nel 1935 (periodo della Seconda Guerra Mondiale
per quelli che in storia andavano male) e Hitler & company
credono che ricorrere alla magia nera permetterà loro di vincere e
regnare forever & ever. Non ho idea se questa sia un'invenzione
del regista o se davvero lo pensassero, ma mi auguro per loro di no.
Comunque i nazisti mandano dei loro uomini a soggiornare presso delle
famiglie americane di origine tedesca nelle cui fattorie sono state
ritrovate delle pietre incise con rune che a quanto pare servono a
compiere i rituali necessari.
A quel punto c'è uno
stacco e arriviamo ai giorni nostri: vediamo la vita quotidiana di
Evan, un giovane uomo che si intuisce aver perso il fratello (tornato
come un eroe dalla guerra in Iraq) durante una banale pesca al lago
in compagnia, due anni prima. Se non che il fratello ricompare! Gli
dice di prendere armi e munizioni, di seguirlo e soprattutto di non
dire niente a nessuno, insomma le classiche cose che si dicono nei
film in queste situazioni: mancava solo un “Non c'è tempo per
spiegare” e sarebbe stato perfetto.
I due fratelli si
dirigono alla casa in cui Victor, ora assetato di vendetta, è stato
imprigionato e torturato durante gli ultimi 2 anni. E chi abita in
quella casa? Indovinato! La stessa famiglia del '35, invecchiata ma
non poi così tanto..
Ovviamente il povero Vic
vorrebbe farli tutti fuori nel giro di cinque minuti, ma quella palla
al piede di suo fratello Evan, che è il buono e virtuoso della
situazione, glielo impedisce ripetutamente, anche perché si è già
innamorato della ragazza 17enne-da-sempre (e poi dicevano di Edward
Cullen...).
Lì già iniziavano a
girarmi: ma come, ricompare tuo fratello dato per morto da due anni,
terribilmente ferito, e non vuoi massacrare le persone che l'hanno
ridotto così? Ok che io non sono buona e virtuosa, ma non capisco
proprio perché mettere una personalità da principe Disney in un
film horror. Sarà stata anche una deformazione professionale, forse:
il nostro “fratello buono” infatti è paramedico, e durante il
corso del film lo vedremo in preda a una specie di tic nervoso che lo
porta a voler curare praticamente ogni personaggio (anche quelli che
non stanno male, possibilmente) e persino a rischiare la vita per
portare le medicine a uno dei componenti della famiglia di “cattivi”.
Ultimo ma non meno importante lato fastidioso di Evan: è dotato di
un'unica espressione, ovvero la preoccupato-stupito, solitamente
tipica dei personaggi buoni che non si capacitano di come possano
accadere così tante cose cattive proprio davanti ai loro occhi!
Bene, a questo punto vi
chiederete: cosa c'entra la famiglia del 1940 con i due fratelli?
Presto detto: la famigliola, una volta capito che l'inviato nazista
non era uno storico ma una specie di stregone che voleva usare il
loro sangue per resuscitare i morti, ha tentato di ribellarsi, ma
dato che lui ormai era troppo potente non sono riusciti a
sbarazzarsene, e per di più lui gli ha lanciato una maledizione per
cui non invecchiano mai (ecco perché dopo quasi 80 anni hanno ancora
la stessa età). L'unica cosa che riescono a fare per sfuggirgli è
procacciargli dei poveri disgraziati che lui usa come pasto, mentre
loro se ne stanno barricati in casa protetti da una runa che
l'ormai-zombie non può superare.
Tutta la faccenda dei
vari rituali è molto deboluccia e confusa: ogni tot scene saltano
fuori nuovi passaggi a cui prima non si era neanche vagamente
accennato, come se fossero stati aggiunti successivamente per
riempire dei buchi nella trama.
Scopriamo tutto a un
tratto che Wirth (il nazi-zombie) sta attendendo una serata di luna
piena per farsi crescere un terzo occhio (???), grazie al quale avrà
il potere assoluto (????). E guarda caso, la serata giusta è proprio
questa! Poi salta fuori che nel capannone è custodita una sorta di
armatura fatta con le ossa degli antenati di Wirth e indossandola gli
si è immuni (?????).
Insomma, tanti spunti,
tante idee ma nessuna sviluppata appieno: tutto quello che vediamo è
lo stregone che resuscita un numero imprecisato di persone e animali
(e basta, abbiamo capito che è capace!) ogni volta ripetendo il
rituale con la voce cavernosa. Possiamo dire che un buon 50% delle
battute del film sono costituite da tale rituale ripetuto ancora e
ancora e ancora.
Comunque le cose
cominciavano a mettersi male per i nostri protagonisti, Fassbender si
era fatto un bel bucone in fronte per accogliere il suo nuovo occhio
che prontamente era arrivato e bisognava trovare un modo per
sconfiggerlo.
“Come me la cavo?” si sarà chiesto lo sceneggiatore.
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Aspettando il terzo occhio |
“Come me la cavo?” si sarà chiesto lo sceneggiatore.
Ideona: facciamo che se
beve il suo stesso sangue muore!
E qui boh.. sono rimasta
basita! Perché mai uno dovrebbe nutrirsi di sé stesso? Mica se una
sera ho voglia di bistecca mi stacco un polpaccio e lo faccio alla
griglia?! O qualcuno ha mai visto film di zombie che si
auto-scarnificano, lupi mannari che si sbranano l'uno con l'altro,
vampiri che si dissanguano tra di loro.. Non so, è un'idea così
stupida che mi pare sottinteso che non sia produttivo mangiare sé
stessi. Perciò bisognava trovare un espediente per fare in modo che
Wirth ingollasse il proprio dna e morisse.
Entrano in scena due
elementi: il fratello buono pronto a sacrificarsi (ecco a cosa
serviva il personaggio virtuoso!) e l'armatura di ossa di cui sopra.
Evan finge di darsi in
pasto al mostro ma dentro i tagli preparati per far fuoriuscire il
sangue cosa ci versano? Un po' di ossa-di-antenato polverizzate (ma
non doveva bere il proprio sangue per morire? Vabbè..) Inutile dire
che lo zombone ci casca in pieno, nonostante da uno con tutti i suoi
poteri mi aspettassi come minimo un po' di chiaroveggenza (scusa, il
terzo occhio che te lo sei messo a fare?) o un olfatto sopraffino,
non lo so, qualcosa del genere!
Una volta morto lui muore
anche tutta la famigliola, ormai liberata dall'incantesimo e quindi
invecchiata per bene, e via, tutti felici e contenti.
Non tutti però! Mentre
Victor è tornato da moglie e figli, Evan pensa bene di andare in
giro per l'America a cercare le altre famiglie che a loro tempo erano
state visitate dai nazisti-stregoni. Indovinate che simbolo formano
quelle città se unite sulla mappa? Ma bravi, una svastica! Non so
bene perché gli americani si approccino ai nazisti come se fossero
stati solo una specie di setta inventata, ma la cosa mi destabilizza
e soprattutto spero che questo finale “aperto” non voglia
significare un “Blood Creek 2”.
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Banale |
Lati positivi? Qualcuno
ce n'è, la fotografia è bella, la musica è bella, gli effetti
speciali sono fatti bene, gli attori recitano bene, a parte il
fratello perennemente stupito (mi ha fatto un po' tenerezza vedere il
buon Fassbender impegnarsi tanto per una boiata del genere, ma quando
uno è un professionista..), insomma l'approccio generale era quello
da “film serio”, peccato che l'approccio non sempre garantisca il
risultato...
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