“Victor: La Storia Segreta del Dottor Frankenstein”
appartiene a quella schiera di filmaz sciapi che mi lascia svuotata e mi porta
a chiedermi perché mi sia mai interessato il cinema. È quel tipo di film piatto
e sostanzialmente inutile in grado di
annullare tutto ciò che di bello si sia visto prima.
Non so perché, ma i film insulsi mi fanno questo effetto e il peggior difetto di “Victor” è proprio quello di non avere sapore. È brutto ma non eccezionalmente brutto, eppure è troppo inconcludente e noioso per poter diventare il filmetto leggero di una serata poco impegnativa.
Non so perché, ma i film insulsi mi fanno questo effetto e il peggior difetto di “Victor” è proprio quello di non avere sapore. È brutto ma non eccezionalmente brutto, eppure è troppo inconcludente e noioso per poter diventare il filmetto leggero di una serata poco impegnativa.
È l’ennesimo tentativo fallimentare di fare un film su
Frankenstein, ormai girato e voltato in tutte le salse con risultati poco
convincenti. (Esclusi i grandi classici, ovviamente)
Ecco, questa pellicola può trovare una sua utilità diventando un monito: smettete di realizzare film su Frankenstein!
Ecco, questa pellicola può trovare una sua utilità diventando un monito: smettete di realizzare film su Frankenstein!
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No. |
Cercherò di farla breve procedendo per punti: cosa c’è di
bello in questo film?
La fotografia, le musiche, gli espedienti grafico-anatomici. Se si potesse
convertire quest’opera in una serie di immagini, tipo fotoromanzo, forse si
salverebbe, perché visivamente è davvero molto godibile.
Anche l’idea di raccontare la storia dal punto di vista di Igor è innovativa, ma non basta.
Anche l’idea di raccontare la storia dal punto di vista di Igor è innovativa, ma non basta.
Cosa c’è di brutto? Beh… ho promesso che l’avrei fatta breve
e io mantengo sempre le promesse!
Innanzitutto è un film troppo verboso, una specie di spiegone continuo sulle malattie, sulle intenzioni del professore, su come si crea un mostro, sul fatto che Frankenstein è ateo.
È come se scoprissimo la trama non vedendo quel che succede ma attraverso le parole dei personaggi, che non spiegano le vicende ma addirittura le anticipano! Un auto-spoiler continuo!
Battute a parte, questo continuo parlare e sviscerare i dettagli delle varie operazioni scientifiche toglie ritmo al film, lo rende pesante, lento. Questa lentezza cerca di essere stemperata da un taglio ironico-ritmato, che cozza non poco con l’atmosfera e il tema del film.
Tra l’altro, ho notato negli ultimi anni questa tendenza ad appioppare dialoghi degni di una sit-com a pellicole “in costume” e mi chiedo se sia una coincidenza o una tecnica riconosciuta o un nuovo genere.
Potrebbero chiamarlo Victorian-com. Beh, fatemi sapere.
Neanche la successione degli eventi è gestita benissimo: la prima ora e mezza è un susseguirsi di ostacoli che si frappongono tra l’allucinato dottor Frankenstein e la creazione del suo “mostro”.
Tuttavia colleghi che gli danno del pazzo, poliziotti moralisti che lo tampinano ed esperimenti mal riusciti non lo fermeranno: finalmente riesce a dare vita a questa enorme creatura, nella quale in qualche modo rivede il fratello morto e…
E niente, una volta creato ‘sto mostro, il dottore ci mette 30 secondi netti a decidere che è “cattivo” e a passare subito alla missione successiva: ucciderlo.
Sì, avete guardato un’ora e mezza di film con lui che cerca di creare il mostro e dopo mezzo minuto vuole ucciderlo.
Sì, non è niente di nuovo, lo sapevamo che la trama era questa ma si poteva rendere in maniera decisamente più accattivante e senza dare l’impressione di aver pensato: “sta per finire il film e siamo ancora qua quindi acceleriamo i tempi”.
Innanzitutto è un film troppo verboso, una specie di spiegone continuo sulle malattie, sulle intenzioni del professore, su come si crea un mostro, sul fatto che Frankenstein è ateo.
È come se scoprissimo la trama non vedendo quel che succede ma attraverso le parole dei personaggi, che non spiegano le vicende ma addirittura le anticipano! Un auto-spoiler continuo!
Battute a parte, questo continuo parlare e sviscerare i dettagli delle varie operazioni scientifiche toglie ritmo al film, lo rende pesante, lento. Questa lentezza cerca di essere stemperata da un taglio ironico-ritmato, che cozza non poco con l’atmosfera e il tema del film.
Tra l’altro, ho notato negli ultimi anni questa tendenza ad appioppare dialoghi degni di una sit-com a pellicole “in costume” e mi chiedo se sia una coincidenza o una tecnica riconosciuta o un nuovo genere.
Potrebbero chiamarlo Victorian-com. Beh, fatemi sapere.
Neanche la successione degli eventi è gestita benissimo: la prima ora e mezza è un susseguirsi di ostacoli che si frappongono tra l’allucinato dottor Frankenstein e la creazione del suo “mostro”.
Tuttavia colleghi che gli danno del pazzo, poliziotti moralisti che lo tampinano ed esperimenti mal riusciti non lo fermeranno: finalmente riesce a dare vita a questa enorme creatura, nella quale in qualche modo rivede il fratello morto e…
E niente, una volta creato ‘sto mostro, il dottore ci mette 30 secondi netti a decidere che è “cattivo” e a passare subito alla missione successiva: ucciderlo.
Sì, avete guardato un’ora e mezza di film con lui che cerca di creare il mostro e dopo mezzo minuto vuole ucciderlo.
Sì, non è niente di nuovo, lo sapevamo che la trama era questa ma si poteva rendere in maniera decisamente più accattivante e senza dare l’impressione di aver pensato: “sta per finire il film e siamo ancora qua quindi acceleriamo i tempi”.
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Bene ma non benissimo |
Uno dei temi alla base di questo lavoro è la diatriba religione-scienza: come accennato poco fa Victor Frankenstein, il medico, la scienza, è perseguitato da un poliziotto ultra religioso che vuole incastrarlo essenzialmente perché è religioso e quindi non è d’accordo con l’operato del medico, che sembra voglia sostituirsi a Dio.
Tali concetti durante il film vengono ripetuti giusto una decina di volte: d’altronde l’antagonismo tra religiosità e progresso scientifico è un tasto che non viene mai toccato e che nessuno aveva mai sentito nominare prima, quindi era giusto ribadirlo spesso.
Ah già, e Igor? Igor è pettinato come Robert Smith e lavora
in un circo dove tutti lo considerano un fenomeno da baraccone per via della
gobba, ma in realtà è molto intelligente e si interessa di anatomia e medicina.
Una sera il dottor Frankenstein si trova proprio al circo e viene a conoscenza del talento medico di Igor: lo salva dalla situazione e lo prende sotto la sua ala. In 3 secondi capisce che la gobba non è una gobba ma una specie di ascesso gigante e glielo toglie, dando vita ad una delle scene più ripugnanti dell’intero film.
Una sera il dottor Frankenstein si trova proprio al circo e viene a conoscenza del talento medico di Igor: lo salva dalla situazione e lo prende sotto la sua ala. In 3 secondi capisce che la gobba non è una gobba ma una specie di ascesso gigante e glielo toglie, dando vita ad una delle scene più ripugnanti dell’intero film.
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Ma bleah |
Capiremo in seguito che, anche se Victor dichiara sempre una certa stima per l’amico (anche questa ripetuta circa una ventina di volte), che a tratti sembra quasi amore, il suo ego smisurato lo porta comunque a considerarlo la sua prima grande “creazione”.
Al di là dell’incipit in cui la fa da padrone, Igor ha sempre l’aria stupita e sembra appena piombato sul set, con un’espressione da “Cosa ci faccio io qui?” che tutto sommato non mi sento di biasimare.
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I have no idea what I'm doing |
Per il resto ama una trapezista del circo, un dato che oltre a fornirgli l’occasione
di conoscere il medico a inizio film non ha nessuna incidenza sulla trama e
rimane sempre un sottofondo confuso con poche scene sporadiche giusto per poter
dire che c’era anche l’elemento romantico.
Detto questo mi sento di ripetere l’appello iniziale: basta
coi film su Frankenstein!
P.S. Per la stampa: basta distribuire l'aggettivo "steampunk" a qualsiasi cosa in cui compaia un ingranaggio.
P.S. Per la stampa: basta distribuire l'aggettivo "steampunk" a qualsiasi cosa in cui compaia un ingranaggio.
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