giovedì 5 settembre 2013

Paura E Delirio A Las Vegas (1998)

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Fino ad ora ho sempre scritto, in questo blog, di film mal riusciti, o riusciti a metà, o che non sono piaciuti a nessuno: insomma lavori su cui in fondo era anche facile fare dell'ironia.
Questa volta invece parlerò di un film decisamente meno scontato in questo ambito, anzi uno di quelli che se fermi uno per strada e gli chiedi cosa ne pensa, nel 99% dei casi ne tesserà delle gran lodi.
Questo film èèèè (rullo di tamburi)... “Paura E Delirio A Las Vegas”.

Credo che questo sia un classico caso di “suggestione di massa”: i primi che lo vedono dicono che è bello, allora quelli dopo continuano a dire che è bello, chi lo guarda successivamente ne ha sentito parlare così bene che gli piacerà di sicuro e se anche a qualcuno viene qualche dubbio lo sopprime, pensando “boh, sarò io che non ho capito niente” e si autoconvince che gli piaccia.
Il punto è che fondamentalmente non c'è niente da capire: ok, è un film di Terry Gilliam, ok ci recitano Johnny Depp e Benicio del Toro, ok parla di droga il che fa sempre tanto alternativo, ma ciò non toglie che sia un film stupido, inutile.
Non starò a fare la recensione vera e propria perché tanto è un film che conoscete tutti, mi limiterò a riportare i motivi per cui non sono riuscita ad apprezzarlo:

1 – Sfatiamo il mito: questo film NON fa ridere. Generalmente quando parlo con le persone delle mie perplessità sull'utilità di “Paura e Delirio...” mi rispondono che a loro è piaciuto perché l'hanno trovato divertente. Ora, quali sarebbero le parti divertenti? La scena in cui vanno al raduno anti-droga e si rendono conto di rispecchiare le caratteristiche citate dall'oratore? Wow. D'altronde è un film su due tossici, non me lo sarei mai aspettato... O la scena in cui Johnny Depp in preda ai fumi di non so cosa vede le persone come dinosauri? Ri-wow. O quando Gonzo fa quella telefonata assurda a Lucy per sbarazzarsi di lei? Sì ok, dice un sacco di cose senza senso ma questo non significa per forza che sia divertente. Il fatto è che se volete sentire storie di fattoni che fanno cose stupide vi basta entrare in una discoteca qualsiasi e parlare con qualcuno, di solito è sempre pieno di gente che non vede l'ora di raccontare le proprie prodezze di quando si sono ubriacati o si sono calati qualcosa.

2 - La famosissima bestemmia: come tutti sappiamo generalmente nei film si possono trovare parolacce a profusione, ma le bestemmie sono una rarità e sono pochissimi i film in cui compaiono.
Anche qui però vale lo stesso discorso di cui sopra: se volete sentire una bestemmia vi basta uscire di casa e parlare con qualcuno, non c'è bisogno di sciropparsi questo film. Che poi anche se fosse, non è che una frase possa reggere un intero lungometraggio, oltre al fatto che ormai le blasfemie sono state talmente sdoganate che non fanno più effetto a nessuno.

3- Johnny Depp: già, qui nemmeno Johnny Depp mi ha convinto. E non perché siano riusciti a farlo sembrare orrendo, ma perché “recita” in un modo a dir poco irritante. Tutto quello che fa è sollevare le sopracciglia, socchiudere gli occhi e abbassare la bocca, probabilmente è la sua faccia buffa standard. Ho notato comunque che di solito fa quel tipo di espressione quando non è molto convinto di un personaggio e non si impegna a recitare bene... dillo Johnny che sto film faceva pena anche a te :D

4- La voce narrante fuori campo: la voce narrante fuori campo che naturalmente racconta gli avvenimenti in modo super figo da vero ganzo. Mi irrita e mi distrae. Tu ti guardi il film e sopra c'è sta voce che parla, quasi sempre in modo iper veloce che non riesci a concentrati su quello che dice ma allo stesso tempo ti distrae da quello che vedi. Per fortuna ogni tanto non parlava.

5- La droga: ebbene qui lo dico e qui lo confermo, a me dei film incentrati sulla droga non me ne può fregar di meno. Per lo meno non quando l'argomento è affrontato in maniera ridicola e da ragazzini alle prese col primo spinello come in questo caso. Se prendiamo una storia come “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” il discorso cambia radicalmente: anche in quel caso la tossicodipendenza è il motore propulsore degli avvenimenti, ma almeno appunto succede qualcosa, c'è un'evoluzione nei personaggi, il discorso è trattato in maniera realistica. O prendiamo “Trainspotting”, che già viaggia più sull'assurdo: anche in quel caso trovo la prima metà di film irritante, per gli stessi motivi di questo, ma poi la musica cambia, il tutto diventa più credibile, i protagonisti si evolvono, le dinamiche tra di loro anche ecc.
E' anche vero che “Paura E Delirio A Las Vegas” si svolge nell'arco di pochi giorni quindi è improbabile che le persone vivano dei gran stravolgimenti, ma qui si torna all'inutilità del film: se non deve succedere niente, tanto vale non cominciare neanche.

Per me questo è un film profondamente antipatico, autoreferenziale, sembra quasi sia stato realizzato per mostrare tutta l'alternatività e la trasgressione intrinseca di regista, attori e compagnia bella. “Facciamo un film su due drogati felici di esserlo così siamo scorretti e cattivi”: peccato che a cercare di sembrare cattivi a tutti i costi si finisca poi per scadere nel ridicolo.

Ultimo appunto: ho provato anche a considerare “Paura e delirio” da un altro punto di vista, tenendo conto del fatto che la storia è ambientata nel 1971, periodo quindi in cui gli hippy sognavano di cambiare il mondo con la loro filosofia libertina e permissiva, in cui ancora non si conoscevano gli effetti devastanti delle nuove sostanze eccetera. Questo giustificherebbe quindi l'approccio così allegrotto di Duke e Gonzo e renderebbe tutto il film meno antipatico: vuole solo mostrarci le avventure di due ragazzi dell'epoca e di quello che avrebbero potuto combinare.
Bene, il film non è più odioso e trasgressive-wannabe, ma un problema rimane: annoia comunque.
Alla fine appare persino una riflessione interessante, ovvero Duke viene preso da una certa amarezza nel rendersi conto che in effetti i giovani dell'epoca non sono riusciti a migliorare poi molte cose, solo che 3 minuti convincenti dopo un'ora e mezza di nulla non sono abbastanza.

domenica 1 settembre 2013

Blood Creek (2009)

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“Blood Creek” è un film talmente ridicolo che onestamente non so neanche se abbia senso parlarne qui. Intendo dire che penso (e spero) che nessuno gli abbia mai dato veramente così credito da stupirsi per quello che dirò; in realtà non so neanche io perché l'ho guardato, considerato oltretutto che il binomio “nazisti e zombie” non mi ha mai attirato e ha una credibilità pari a zero.
Forse è stata la presenza di Fassbender a trarmi in inganno, forse il fatto che Joel Schumacher abbia fatto alcuni film che mi sono piaciuti molto (vedi “Lost Boys”, “Number 23” e pure i Batman, tiè!), e quindi ho voluto dare una chance anche a questo: fatto sta che ormai l'ho visto, e come ho sofferto io dovete soffrire anche voi.
La storia di base è molto semplice: siamo nel 1935 (periodo della Seconda Guerra Mondiale per quelli che in storia andavano male) e Hitler & company credono che ricorrere alla magia nera permetterà loro di vincere e regnare forever & ever. Non ho idea se questa sia un'invenzione del regista o se davvero lo pensassero, ma mi auguro per loro di no. Comunque i nazisti mandano dei loro uomini a soggiornare presso delle famiglie americane di origine tedesca nelle cui fattorie sono state ritrovate delle pietre incise con rune che a quanto pare servono a compiere i rituali necessari.
Sembra una cazzata colossale eh? Ed è solo l'inizio!

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Nazismo & Magia Nera

A quel punto c'è uno stacco e arriviamo ai giorni nostri: vediamo la vita quotidiana di Evan, un giovane uomo che si intuisce aver perso il fratello (tornato come un eroe dalla guerra in Iraq) durante una banale pesca al lago in compagnia, due anni prima. Se non che il fratello ricompare! Gli dice di prendere armi e munizioni, di seguirlo e soprattutto di non dire niente a nessuno, insomma le classiche cose che si dicono nei film in queste situazioni: mancava solo un “Non c'è tempo per spiegare” e sarebbe stato perfetto.

I due fratelli si dirigono alla casa in cui Victor, ora assetato di vendetta, è stato imprigionato e torturato durante gli ultimi 2 anni. E chi abita in quella casa? Indovinato! La stessa famiglia del '35, invecchiata ma non poi così tanto..
Ovviamente il povero Vic vorrebbe farli tutti fuori nel giro di cinque minuti, ma quella palla al piede di suo fratello Evan, che è il buono e virtuoso della situazione, glielo impedisce ripetutamente, anche perché si è già innamorato della ragazza 17enne-da-sempre (e poi dicevano di Edward Cullen...).
Lì già iniziavano a girarmi: ma come, ricompare tuo fratello dato per morto da due anni, terribilmente ferito, e non vuoi massacrare le persone che l'hanno ridotto così? Ok che io non sono buona e virtuosa, ma non capisco proprio perché mettere una personalità da principe Disney in un film horror. Sarà stata anche una deformazione professionale, forse: il nostro “fratello buono” infatti è paramedico, e durante il corso del film lo vedremo in preda a una specie di tic nervoso che lo porta a voler curare praticamente ogni personaggio (anche quelli che non stanno male, possibilmente) e persino a rischiare la vita per portare le medicine a uno dei componenti della famiglia di “cattivi”. Ultimo ma non meno importante lato fastidioso di Evan: è dotato di un'unica espressione, ovvero la preoccupato-stupito, solitamente tipica dei personaggi buoni che non si capacitano di come possano accadere così tante cose cattive proprio davanti ai loro occhi!
Bene, a questo punto vi chiederete: cosa c'entra la famiglia del 1940 con i due fratelli? Presto detto: la famigliola, una volta capito che l'inviato nazista non era uno storico ma una specie di stregone che voleva usare il loro sangue per resuscitare i morti, ha tentato di ribellarsi, ma dato che lui ormai era troppo potente non sono riusciti a sbarazzarsene, e per di più lui gli ha lanciato una maledizione per cui non invecchiano mai (ecco perché dopo quasi 80 anni hanno ancora la stessa età). L'unica cosa che riescono a fare per sfuggirgli è procacciargli dei poveri disgraziati che lui usa come pasto, mentre loro se ne stanno barricati in casa protetti da una runa che l'ormai-zombie non può superare.

Tutta la faccenda dei vari rituali è molto deboluccia e confusa: ogni tot scene saltano fuori nuovi passaggi a cui prima non si era neanche vagamente accennato, come se fossero stati aggiunti successivamente per riempire dei buchi nella trama.
Scopriamo tutto a un tratto che Wirth (il nazi-zombie) sta attendendo una serata di luna piena per farsi crescere un terzo occhio (???), grazie al quale avrà il potere assoluto (????). E guarda caso, la serata giusta è proprio questa! Poi salta fuori che nel capannone è custodita una sorta di armatura fatta con le ossa degli antenati di Wirth e indossandola gli si è immuni (?????).
Insomma, tanti spunti, tante idee ma nessuna sviluppata appieno: tutto quello che vediamo è lo stregone che resuscita un numero imprecisato di persone e animali (e basta, abbiamo capito che è capace!) ogni volta ripetendo il rituale con la voce cavernosa. Possiamo dire che un buon 50% delle battute del film sono costituite da tale rituale ripetuto ancora e ancora e ancora.
Comunque le cose cominciavano a mettersi male per i nostri protagonisti, Fassbender si era fatto un bel bucone in fronte per accogliere il suo nuovo occhio che prontamente era arrivato e bisognava trovare un modo per sconfiggerlo.

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Aspettando il terzo occhio


 “Come me la cavo?” si sarà chiesto lo sceneggiatore.
Ideona: facciamo che se beve il suo stesso sangue muore!

E qui boh.. sono rimasta basita! Perché mai uno dovrebbe nutrirsi di sé stesso? Mica se una sera ho voglia di bistecca mi stacco un polpaccio e lo faccio alla griglia?! O qualcuno ha mai visto film di zombie che si auto-scarnificano, lupi mannari che si sbranano l'uno con l'altro, vampiri che si dissanguano tra di loro.. Non so, è un'idea così stupida che mi pare sottinteso che non sia produttivo mangiare sé stessi. Perciò bisognava trovare un espediente per fare in modo che Wirth ingollasse il proprio dna e morisse.
Entrano in scena due elementi: il fratello buono pronto a sacrificarsi (ecco a cosa serviva il personaggio virtuoso!) e l'armatura di ossa di cui sopra.
Evan finge di darsi in pasto al mostro ma dentro i tagli preparati per far fuoriuscire il sangue cosa ci versano? Un po' di ossa-di-antenato polverizzate (ma non doveva bere il proprio sangue per morire? Vabbè..) Inutile dire che lo zombone ci casca in pieno, nonostante da uno con tutti i suoi poteri mi aspettassi come minimo un po' di chiaroveggenza (scusa, il terzo occhio che te lo sei messo a fare?) o un olfatto sopraffino, non lo so, qualcosa del genere!
Una volta morto lui muore anche tutta la famigliola, ormai liberata dall'incantesimo e quindi invecchiata per bene, e via, tutti felici e contenti.
Non tutti però! Mentre Victor è tornato da moglie e figli, Evan pensa bene di andare in giro per l'America a cercare le altre famiglie che a loro tempo erano state visitate dai nazisti-stregoni. Indovinate che simbolo formano quelle città se unite sulla mappa? Ma bravi, una svastica! Non so bene perché gli americani si approccino ai nazisti come se fossero stati solo una specie di setta inventata, ma la cosa mi destabilizza e soprattutto spero che questo finale “aperto” non voglia significare un “Blood Creek 2”.

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Banale


Lati positivi? Qualcuno ce n'è, la fotografia è bella, la musica è bella, gli effetti speciali sono fatti bene, gli attori recitano bene, a parte il fratello perennemente stupito (mi ha fatto un po' tenerezza vedere il buon Fassbender impegnarsi tanto per una boiata del genere, ma quando uno è un professionista..), insomma l'approccio generale era quello da “film serio”, peccato che l'approccio non sempre garantisca il risultato...

lunedì 24 giugno 2013

L'Uomo D'Acciaio (2013)

Per dimostrare sin da subito le mie buone intenzioni, comincerò elencandone i pregi:
- Michael Shannon è un ottimo attore ed il suo generale Zod convince come pochi altri prima di lui.
- La colonna sonora di Hans Zimmer raggiunge dei picchi incredibili.
- Ammazza quanto son diventati bravi gli addetti agli effetti speciali di Hollywood!
- Fotografia incredibile, soprattutto nel primo tempo del film.
Ok finito. E' il momento di passare ai difetti.
- La sceneggiatura. 
Dopo 5 minuti dall'inizio del secondo tempo non facevo altro che chiedermi perchè non mi fossi ancora alzato per andarmene dal cinema. Mi son detto: “ormai ho pagato il biglietto, guardiamo sta porcata fino in fondo e poi almeno potrò farne una recensione completa”. Quanto segue sarà pieno di spoiler ma non me ne preoccupo: non dovete vedere questo film. L'ho scritto piccolo? Ripeto: NON DOVETE VEDERE QUESTO FILM!
Chiaro? Vado avanti? Ok.
Il film comincia con gran scene evocative. Continui flashback e flashforward che ci spiegano cos'è accaduto a krypton, come e perchè. Mi ha ricordato Avatar e già dal quel momento esplodeva troppa roba per i miei gusti ma vabbè, glielo concedo, stavano narrando la distruzione di un pianeta.
Poi si arriva al giovane Clark Kent. Bell'uomo, palestrato, occhi azzurri, faceva il suo porco effetto. Ok avrebbe potuto anche andare a scuola di recitazione un giorno in vita sua ma sapevo che sarebbe stato chiedere troppo quindi accetto il bamboccione così com'è e continuo a vedere che combina. Ed eccolo che si fa umiliare da un alcolizzato mentre fa da barista in una locanda. Sta zitto, reprime i nervi, si fa versare birra in testa ma non reagisce, non lo picchia. Grande, così si fa, questo è Sup....ehi, un momento, ma davvero appena il tizio esce in strada si ritrova il camion distrutto? Cioè due schiaffi non glieli dai ma in compenso gli procuri danni alle proprietà per migliaia di dollari distruggendo l'unica cosa che permetteva allo sfigato di campare? Cacchio Clark, sei proprio un birbantello.
Poi ecco di nuovo il flashback con il sempre scarso Kevin Costner che dice al figlio di non intervenire di fronte ai drammi umani. Gli insegna che sarebbe meglio lasciar morire la gente e per dimostrarglielo si sacrifica di fronte ad un tornado accertandosi che Clark lo guardi morire senza far niente. Un momento così bello che d'un tratto mi son ricordato di non essere ancora andato in bagno per bene oggi.
Purtroppo finisce il primo tempo e con esso la parte migliore del film. Luci, pausa, si ricomincia.
Nel secondo tempo succedono tante e tali cose da richiedere ore per descriverle ma cercherò di affidarmi al dio della sintesi coadiuvato da un redivivo futurista della scrittura:
BOOM SCRACK SCIAF KABOOOOOOM BANG BANG BANG BOOOOM MICHAEL BAAAAAY BOOOOOOOOM Superman lascia morire un sacco di gente mentre fa il figo con Lois Lane KATABOOOOOM BANG SCIAF BANG BANG BOOOOOOOOM esplode una città con milioni di abitanti ma non si vede una goccia di sangue BANG BANG BANG BOOOOM alla fine Superman è costretto ad uccidere il cattivo (come, Superman uccide?, roba che quando accadde nel fumetto ci mise tre anni di storie per riprendersi dal trauma mentre qui a fine film già se la ride?) che è così cattivo ma così cattivo che sta per uccidere con il suo sguardo di fuoco una famigliola di benestanti che per qualche motivo non era ancora morta a causa dei palazzi che persino Superman ha contribuito a distruggere.
Titoli di coda, tutti sono felici perchè adesso è arrivato Gesù Cristo a proteggerci.
Bene gente, vi ho mai parlato male del film su Elektra? Sono disposto a rivederlo altre dieci volte se in cambio mi togliete il ricordo di questa monnezza dalla testa.
-Zack Snyder ti odio. Ti odio nel profondo. Sei la cosa peggiore che sia nata in dall'industria cinematografica americana negli ultimi dieci anni e non stiamo parlando proprio di una fucina di intellettuali. 300 era uno spot elettorale di Casa Pound, Watchmen è stato defraudato del suo finale per venir condito con la tua schifosa ideologia fascista e Sucker Punch è pornografia. Quello che tocchi nel migliore dei casi lo peggiori, mentre nei casi più estremi …........perchè mi hai fatto questo? 
Morale: non credete a chi vi parlerà bene di questo film. Se vi va bene è un bastardo che vi sta per tirare il peggior scherzo della vostra vita.
P.S.
Dovrei aprire una parentesi sugli altri attori del film ma riassumerò dicendo che a parte il sopracitato Shannon, il miglior attore è Russel Crowe....non sto scherzando!

[Questa recensione non è stata scritta da me bensì dal mio amico Giovanni Galli. Era troppo bella per non volerla sul mio blog!]

sabato 1 giugno 2013

A Dangerous Method (2011)

Sembra impossibile eppure lo sto facendo: mi sto accingendo a parlare male di un film col mio amato Viggo Mortensen. Parzialmente male in realtà, visto che “A Dangerous Method” non è un vero filmaz con la effe maiuscola: il tema centrale non l'ho trovato particolarmente interessante, dato che sinceramente non me ne può fregare di meno di sapere se davvero Jung andasse a letto con la Spielrein e tanto meno se praticassero del sadomaso, ma quello è un problema mio. Il film è fatto bene e le parti storiche che si inseriscono nella trama come l'amicizia con Freud e l'incontro tra Jung e Otto Gross (figura molto interessante e interpretata magnificamente da Vincent Cassel) valgono senz'altro una visione.
Qual è quindi la nota stonata che mi porta a parlare qui di questo lungometraggio? Presto detto, in un semplice nome e cognome: Keira Knightley, “dettaglio” decisamente influente dato che è la protagonista femminile e il perno intorno a cui si svolge tutta la faccenda.
Sì lo so già cosa state pensando, neanche fossi una chiromante: “Ecco la solita ragazza che parla male delle attrici giovani e belle perché è invidiosa, perché lei non sarebbe capace, perché vorrebbe essere al suo posto e bla bla bla”. E invece no cari miei, perché a me Keira Knightely non dispiace, anzi mi sta pure simpatica. Si fa i fatti suoi, fa il suo lavoro, non ci rompe le palle con la sua vita privata, non si dà particolari arie, per anni è stata tacciata di anoressia e lei poverina a spiegare che no, è davvero così di natura (eh come ti capisco) e soprattutto non ha le tette e fa cambiare i poster promozionali in cui gliele aumentano con photoshop. Come potrei odiarla? Fra l'altro quando vuole è anche brava, in “Domino” era calatissima nella parte e ci stava da dio, in “Sognando Beckham” era simpatica e in tutti gli altri film in costume a dire il vero non lo so perché non li ho visti, ma torniamo a noi.
Io capisco che non sia affatto semplice interpretare una persona che soffre di schizofrenia senza scadere nell'effetto “macchietta”, senza farla sembrare buffa o ridicola, ma in questo film Keira non ha recitato: hanno recitato la sua mascella e la sua dentatura. In alcune interviste ha dichiarato di essersi preparata per la parte andando a visitare degli ospedali psichiatrici, a vedere delle persone che davvero sono affette da questa malattia, ma secondo me si è sbagliata e invece è andata dal dentista, perché la sua mandibola è protagonista assoluta della prima mezz'oretta di film. Dopo, quando Sabina inizia a guarire e quindi si comporta in modo meno estremo, i denti lasciano il posto a sbattimenti di palpebre a non finire e sospirini vari, ma è anche vero che non ci si fa molto caso perché a quel punto il peggio è passato e si prova un misto di rassegnazione per la mancata riuscita dell'intento e di contentezza per il ridimensionamento della recitazione.
Bisogna ammettere se non altro che il film non cerca di ingannarti e parte subito con la scena in cui portano Sabina alla clinica: un bel primo piano di Keira e del suo mento che urlano nella carrozza. Oltretutto fa delle facce che ricordano immensamente il bando animato di Sirius Black quand'è ricercato ne “Il Prigionerio di Azkaban”, per dirvi. E quindi tu spettatore sei stato avvertito, te lo dicono cosa vedrai per almeno mezz'ora, ma tu impavido vai avanti: magari è stata una mia impressione, magari le è venuta male sta scena, e poi c'è Viggo Mortensen.. dai ha anche preso lezioni di scrittura per imitare al meglio la calligrafia di Freud, potrò non guardarlo?
Convinto procedi, e guardi lei fare la spastica durante il primo incontro con Jung e fare la ancora più spastica durante la prima seduta di psicanalisi. In alcuni momenti ho fatto fatica a non distogliere lo sguardo perché sembra davvero che il mento le scappi via, sembra.. una posseduta. A quel punto scatta il tentativo di giustificazione: beh, in effetti per lungo tempo, quando le malattie mentali non erano neanche vagamente contemplate, le persone che ne soffrivano venivano accusate di possessione demoniaca, quindi forse lei fa bene a dare questa interpretazione. Invece no, non fa bene, perché sarà anche vero che gli schizofrenici sembravano assatanati però l'effetto finale è buffo, specie in un film in cui tutti gli altri personaggi sono estremamente misurati e recitano con pochissimi gesti. Ok lei era malata, i malati non si controllano, però no, il risultato è buffo e imbarazzante lo stesso. Probabilmente è una di quelle cose che susciterebbero ilarità anche vedendo un malato “vero”, solo che in quel caso conoscendo la causa il lato comico viene ovviamente accantonato; vedendolo in un film, e sapendo che la persona non sta male davvero, perde la percentuale tragica e rimane solo quella “comica”. Questo forse non è il modo giusto di rappresentarlo cinematograficamente, sarà anche il più vicino alla realtà ma l'impatto non è dei migliori: paradossalmente la rappresentazione più realistica diventa la meno credibile. Inoltre, a costo di sembrare arrogante, dico che non si può mettere un'attrice così famosa a fare una parte così specifica. La vedi e per tutto il tempo non pensi al personaggio, a quello che ha passato, pensi solo “Guarda Keira Knightley che fa la pazza; guarda Keira Knightley che si muove da spastica; guarda Keira Knightley che recita coi denti”.
Come già detto, durante la seconda parte il tutto diventa molto più normale anche perché la Spielrein guarisce e non ha più quegli attacchi, ma prima ci regala un ultimo picco di ilarità durante una scena che invito tutti ad andarsi a cercare perché vale la pena. Mi riferisco alla prima volta che Jung la sculaccia: già il tema di default rende difficile rimanere seri, è un'altra di quelle cose che viste fanno sempre ridere, ma poi la sua faccia: concentratevi sulla faccia, su come sbatte quelle palpebre, su come trema la mascella in un misto di shock ed eccitazione. So farne un'imitazione perfetta ma purtroppo non riesco a fornire una descrizione altrettanto buona, per questo dovete assistere in prima persona!
Concludendo posso solo dire che per me questo è un film mal riuscito, ma di quelli che ti lasciano l'amaro in bocca perché avrebbero potuto venir fuori meglio, e invece nel mio immaginario “A Dangerous Method” sarà sempre simboleggiato dall'arcata dentaria della Keira.
In ogni caso, se vi interessa il tema potrebbe piacervi “Prendimi l'Anima”, che tratta praticamente la stessa storia ma con un'atmosfera meno patinata e un'attrice meno esagerata.

giovedì 9 maggio 2013

Al Calare Delle Tenebre (2003)

Lo so, lo so, parlare male di questo film è come sparare sulla croce rossa perché l'hanno già fatto tutti, ma del resto scrivo solo per il mio (e spero vostro) divertimento, senza pretese da “giornalista”, per cui pazienza se non sarò originalissima. Fra l'altro stavolta ci sono rimasta quasi male perché ero partita con le intenzioni migliori, visto che le storie di fantasmi mi piacciono molto e l'incipit con la voce narrante stile “vecchia fiaba” accompagnato da immagini suggestive prometteva piuttosto bene.
Riassumendo brevemente: nella cittadina di Darkness Falls viveva una vecchietta soprannominata “Fata dentina” perché regalava soldi ai bambini quando perdevano i denti. Rimane però vittima di un incendio che le sfigura la faccia in seguito al quale uscirà solo di notte e coperta da una maschera di porcellana, finché gli abitanti del villaggio, sospettando fosse responsabile della scomparsa di due ragazzini, la uccidono. I due vengono trovati sani e salvi il giorno dopo ma lei, morendo, ha lanciato una maledizione secondo la quale continuerà a prendere i denti dei bambini ma ucciderà chiunque oserà guardarla in faccia. Ecco, mentre guardavo il film non ci avevo fatto caso perché ero “presa”, ora mi rendo conto di quanto poco senso abbia una trama del genere, ma questo è il meno.

Successivamente vediamo un bambino e una bambina, Kyle e Caitlin, 100 anni dopo l'antefatto, che chiacchierano nella camera di lui. Kyle ha appena perso l'ultimo dente da latte rimastogli e dopo che l'amica lo saluta si mette a dormire: ovviamente arriverà il fantasma di Fata Dentina e ovviamente il furbone la guarderà, nonostante sia perfettamente a conoscenza della leggenda (ma anche se non lo fosse stato un minimo di spirito di autoconservazione dovrebbe averlo spinto a scappare, ma vabbé, dovevano fare il film..). Lo spirito a quel punto ucciderà sua mamma, omicidio per il quale verrà accusato lui essendo l'unica persona in casa nonché un “bambino problematico”, e nonostante egli sopravviva vivrà gli anni a venire dipendendo costantemente da delle torce elettriche (non dimentichiamo che il fantasma evita la luce per non mostrare il volto).

Nuovo salto nel tempo e ci troviamo 12 anni dopo quanto appena visto, periodo durante il quale si svolgerà il resto del film e durante il quale il tutto precipiterà. Tenete presente che la durata è di 1 ora e 26 minuti ma a guardarlo ce ne ho messe circa 2 perché non potevo fare a meno di distrarmi e fare continue pause (la controllatina su facebook, la partitina a candy crush, lo spuntino..): grado di coinvolgimento dello spettatore praticamente nullo, insomma.
Ma torniamo a noi: la prima cosa che salta all'occhio è la scelta poco adatta degli attori. Secondo i miei calcoli i protagonisti dovrebbero avere a questo punto al massimo 24 anni, ma a causa degli interpreti ne dimostrano circa una 30ina, e già lì mi chiedo il perché di questa scelta visto che il mondo del cinema pullula di attori e attrici di tutte le età.
Quel che succede a questo punto è che Kyle torna nella sua vecchia città chiamato dalla ritrovata amica Caitlin, il cui fratellino non dorme e si rifiuta di stare al buio: in pratica ha visto anche lui la donna-fantasma ed è ricoverato all'ospedale, dove i medici stanno cercando una cura per la sua fobia.
Inutile dire che il protagonista non viene riaccolto a casa nel migliore dei modi, e la Fata ucciderà almeno altre due persone per il cui omicidio verrà incolpato lui (guarda caso succede sempre quando non ci sono altri testimoni, ma si sa che i fantasmi sono furbi, altrimenti che fantasmi sarebbero?). Oltretutto per qualche strano motivo tutti questi omicidi si svolgono in un bosco, e non ho capito se ciò è da imputare a un particolare della trama che mi sono persa o se semplicemente il regista era ripetitivo: fatto sta che per un motivo o per l'altro, partendo anche dalla situazione più lontana, si finiva sempre in sto bosco, boh!
Nel frattempo all'ospedale decidono di sottoporre Micheal (il bambino che ha paura del buio) a un “trattamento” per fargli superare le sue paure, che consiste nel chiuderlo in una stanza completamente al buio e senza alcuno stimolo sensoriale (penso che verrebbe la paura del buio anche a chi prima non ce l'aveva) e la sorella, ormai disperata perché non sa più che pesci pigliare per guarire il fratellino, acconsente.
Ma ecco che, 3 secondi prima che il bimbo entri del tutto in questa celletta, irrompe Kyle nella stanza d'ospedale urlando al medico: “No! Lo tiri fuori, noi 3 ce ne andiamo!”.
Ora, spiegatemi in quale ospedale le persone riescono a intrufolarsi come niente fosse in una stanza di quelle tipo risonanza magnetica. E lui non è che vi si intrufoli, entra proprio spavaldo come chi non ha fatto nessuna fatica ad arrivarci. Secondariamente, spiegatemi in quale ospedale il medico dà ascolto ad una persona a caso che non ha nessun diritto tutelare sul paziente in questione ed è pure un presunto pluriomicida! Tuttavia Kyle non riesce a portare via bambino e sorella perché irrompe anche la polizia e lo arresta (l'ospedale che ha subito più irruzioni del mondo in pratica, ma la polizia gliela diamo buona perché tanto si sa che entrano dove gli pare).
I poliziotti quindi lo portano alla centrale dove viene chiuso in una cella e dopo un po' le autorità stesse si rendono conto che esiste davvero un mostro, anche perché è saltata l'elettricità in tutta la città. Quindi il capo della polizia, Kyle, Caitlin e Micheal partono alla ricerca di un generatore che era non so dove (la storia del generatore c'era anche in “30 Giorni di Buio”, fra l'altro) che riescono poi ad attivare ma, quando tutto sembra finito, lo spirito riesce ad afferrare Kyle e cerca, come sempre da 12 anni a questa parte, di ucciderlo. Il Nostro se la vede brutta, ma se la cava ancora una volta rompendo il vetro del generatore che inizia a spandere luce ovunque decretando la morte definitiva per la Fata Dentina, non prima però che Kyle le urli, con tutta la rabbia che si possa immaginare: “Ti guardo, stronza!”. Che affronto, eh? Lui la guarda, che macho.

C'è poi un'altra scena notevole, che nei fumi della noia non ricordo più a che punto del film fosse collocata, in cui i protagonisti e il personale dell'ospedale devono fuggire ma c'è luce solo in un punto preciso delle scale e per questo sono costretti a buttarsi giù tutti insieme per rimanere nel fascio di luce. Credo volesse essere una sequenza d'azione ma risulta impacciata e poco ritmata, comunque cercatela perché vale la pena! Mai quanto il “Ti guardo stronza!” però, quello resta il momento più alto.

mercoledì 8 maggio 2013

30 Giorni Di Buio (2007)

Questo è uno di quei film di cui “sentivo” che non mi sarebbero piaciuti. Non mi ha mai ispirato quando era uscito al cinema e l'ho allegramente ignorato per gli anni a venire. Fino a oggi. O meglio fino a ieri sera, quando mi sono decisa a guardarlo.
Premetto subito che:
-generalmente non amo i film ambientati in mezzo alla neve con la gente tutta imbacuccata vestita uguale perché li trovo piatti;
-generalmente non amo i film con gruppi di persone isolati dal resto del mondo;
-generalmente non amo i vampiri che si muovono in branco.

Nonostante questo ho cercato di non farmi influenzare e giudicare il film nel modo più obiettivo possibile, e l'obiettività mi dice che “30 giorni di buio”, se non è addirittura brutto, è se non altro inutile.
Durante il suo svolgimento incappiamo in tutti i cliché che ci possiamo aspettare. Si sprecano i momenti di “Voglio venire con te” “No, è meglio se tu resti qui” di quando si architettano stratagemmi per scappare dai nemici. Come in TUTTI i film di gente che si rifugia in gruppo da qualche parte, salta fuori il vigliacco pronto a sacrificare tutti gli altri per sé stesso, così come salta fuori quello che vuole separarsi dal clan e si mette a litigare con uno che non è d'accordo. Inevitabilmente interviene un terzo personaggio che li ferma (di solito sbattendone uno contro il muro) al grido di: “Se litighiamo tra di noi facilitiamo le cose a loro”. Non manca ovviamente neanche la bimba-vampiro, perché i bambini mostro fanno sempre più impressione e mettono sempre più malinconia dei mostri adulti.
La trama principale è attraversata da continui riferimenti alla separazione tra il protagonista Eben (ma che nome è?) e la moglie Stella: non verrà però mai chiarito perché avessero litigato, tranne un micro riferimento al fatto che lui non volesse figli, e tanto meno verrà chiarito che utilità abbia questa vicenda ai fini del film. Sarebbe stato meglio, invece, inserire qualche accenno al perché questi vampiri abbiano deciso di arrivare proprio lì, e che ruolo abbia avuto in questo quella specie di barbone che viene arrestato all'inizio. Si capisce che probabilmente è stato lui a condurli a Barrow e che vorrebbe essere “preso” da loro, ma il tutto finisce lì.
I vampiri (non vengono mai definiti così, ma le caratteristiche corrispondono) stessi sono privi di personalità e non hanno un'immagine accattivante: le facce ultra deformate al computer sembrano gli omini di The Sims quando ci si diverte ad estremizzarne i lineamenti, l'urlo acuto che emettono è irritante.
Siamo arrivati a questo punto a un'ora e quaranta minuti di noia pressoché mortale, senza picchi nella trama, senza scossoni. La cosa più “traumatica” che succede è la morte della nonna di Eben e suo fratello, ma l'abbiamo vista talmente poco che non abbiamo neanche fatto in tempo ad affezionarci al personaggio e dispiacerci per la sua brutta fine.
Per fortuna però sta per arrivare la fine del film, e qui la minchiata delle minchiate: il protagonista, resosi conto che la sua condizione di umano lo rende troppo debole per contrastare i vampiri, preleva il sangue da un amico contagiato e in tempo 0 se lo inietta (nei film hanno tutti capacità infermieristiche e trovano subito la vena – cosa che nella realtà non riescono a fare gli infermieri veri), diventando vampiro pure lui ma senza perdere la sua coscienza umana.
Segue breve combattimento col branco di nemici, che sono circa una dozzina e non si capisce bene che fine fanno. Li uccide tutti lui da solo? Uccide il capo e gli altri si ritirano? Spaventa il capo e questi decide di arrendersi? Non me lo ricordo, probabilmente a quel punto la mia mente stava divagando. Fatto sta che vincono, nel frattempo sopraggiunge l'alba che lui e Stella guardano abbracciati finché il neo-vampiro viene carbonizzato dal sole (e devo ammettere che, almeno l'effetto delle sue ceneri che si librano nell'aria, è suggestivo).

Segnalo un altro highlight tipicamente americano: a metà film circa, uno dei sopravvissuti, ormai contagiato, decide di confessare al resto del gruppo che tutta la sua famiglia è morta in un incidente stradale e vorrebbe essere con loro ma non trova mai il coraggio di uccidersi, quindi quale migliore occasione di farsi ammazzare ora dagli amici, visto che rappresenta per loro un pericolo? (Da quel momento, per altro, Eben prenderà una certa confidenza con l'uso dell'accetta uccidendo chiunque senza pensarci due volte.) E insomma, anche il compitino romantico-strappalacrime-che ti fa pensare al senso della vita è stato espletato e siamo tutti contenti e commossi.

Per concludere, so che il film è stato tratto da un fumetto e ci saranno sicuramente i difensori accaniti che diranno che per apprezzare la trasposizione cinematografica bisogna averlo letto. Potrebbe essere vero, ma credo anche che quando si fa un film bisogna cercare di renderlo piacevole come tale, e “30 giorni di buio” è a parer mio noioso, non aggiunge niente che non sia stato già visto e (non) lo fa con tempi troppo lunghi risultando omogeneo dall'inizio alla fine.